Descrizione
Il Barolo Tre Tine Giuseppe Rinaldi 2017 è stato imbottigliato a settembre 2020. Il bouquet presenta un frutto elegante e setoso, con viola appassita, spezie e tartufo. Il Barolo Tre Tine Giuseppe Rinaldi ha una buona struttura, tannini e acidità integrati nel vino. Tre Tine è un blend delle uve dei cru di Ravera, Le Coste e Cannubi San Lorenzo.
Giuseppe Rinaldi aveva un modo unico di vedere il mondo e i sui vini hanno lasciato un segno indelebile.
Giuseppe Rinaldi si è spento nel 2018, lasciando le redini dell’azienda alla figlia Marta, enologa diplomata alla scuola di Alba; giovane allora, ma con una lunga esperienza in cantina e in vigna, avendo sempre seguito il padre nel suo lavoro.
Un assoluto rispetto per la tradizione e un fascino per la storia sembrano guidare i pensieri e, a loro volta, i vini di Giuseppe Rinaldi
La storia personale di Beppe risale a cinque generazioni alla fine del XIX secolo, quando la sua famiglia e tanti altri vendettero i frutti dei loro vigneti alla famiglia Falletti. La prima cantina Rinaldi (che è ancora oggi guidata da Luciano Rinaldi) fu acquisita nel 1870 dal gestore della tenuta Falletti, ma negli anni ’20 Giuseppe Rinaldi, nonno dell’attuale proprietario, fondò la propria tenuta con vigneti nei migliori siti di Barolo: Cannubi, Brunate, Le Coste e Ravera. Successivamente il figlio di Giuseppe, Battista, ha rilevato la cantina e ha sviluppato le tecniche di cantina per aumentare la qualità; quando morì nel 1992 suo figlio, anche lui di nome Giuseppe, lasciò la carriera di veterinario per portare avanti il lavoro di famiglia.
Da enologo tradizionale, anche se certamente non convenzionale, Beppe vedeva nei blend la massima espressione del Barolo. Ogni vigneto, ha sempre affermato, avrà delle carenze, soprattutto nelle annate che si sposano meno bene con il carattere del terreno. Le generazioni passate amavano la creatività e l’individualità delle miscele, e anche i loro vini etichettati “cru” erano spesso abbinati a uve non cru per esaltare il carattere ancora evidente del vigneto.
Le tecniche non sono calcolate con precisione, ma seguono piuttosto la tradizione e l’istinto, come con l’uso di grandi tini di legno per la fermentazione.
.Ad ogni bottiglia di Barolo viene inoltre conferita maggiore ampiezza e acidità attraverso un ripasso in cui al mosto di Nebbiolo vengono aggiunte bucce di Barbera, pratica che, spiegava Giuseppe, è (ed è sempre stata) comune ma di cui oggi non si parla mai. I Barolo Giuseppe Rinaldi sono fatti per un lungo invecchiamento.